Per il mio 40esimo compleanno ho ricevuto in dono un biglietto aereo per Bucharest e un viaggio in Transilvania. Che uno dice: a ciascuno il regalo che merita. E mi piace pensare che per i miei primi 40 anni la Transilvania e la Romania avessero per me un messaggio ben preciso. In quel 6 dicembre ho spento due candeline a forma di numero “40” piantate su una versione rumena di un éclair al cioccolato, facendo a gara con il vento nella gelida e ventosa Piața Revoluției (Piazza della Rivoluzione) di Bucharest.


Piața Revoluției ha un significato importante per il passato, il presente e il futuro della Romania: qui le facciate dei palazzi dell’800 convivono con il rigore dell’epoca socialista, i musei sono accanto a opere commemorative della rivoluzione. Tra queste spicca il Memoriale della Rinascita che vuole ricordare le vittime della rivoluzione che rovesciò il regime del dittatore Nicolae Ceaușescu. Proprio da questa piazza e precisamente dal Palazzo del Senato (precedentemente noto come Comitato Centrale del Partito Comunista Rumeno), Ceaușescu e sua moglie si rifugiarono per sfuggire alla rivolta popolare. Dopo una breve fuga in elicottero il dittatore e sua moglie Elena Ceaușescu furono arrestati, processati e giustiziati con vari capi d’accusa tra cui genocidio e crimini contro il popolo. Questo evento segnò la fine del regime.
Ma a Bucharest e Piața Revoluției sono arrivata al termine di un itinerario percorso a velocità fulminea (perché il tempo, si sa, è tiranno e il giorno in cui potrò viaggiare senza i minuti contati è ancora lontano) tra le località più belle e famose di una delle regioni più interessanti e affascinanti dell’est Europa: la Transilvania.

La Transilvania è una regione storica dell’Europa che oggi si riferisce all’area centrale e occidentale della Romania. Il suo nome deriva dal suo significato latino, quando era provincia dell’impero romano, e sta ad indicare i territori “oltre la foresta”, riferendosi ai fitti boschi di questa regione. I romani abbandonarono il campo ai magiari (ungheresi) in arrivo da est. Nel XII secolo fu la volta dei sassoni, un popolo germanico che si trasferì qui in cambio della protezione dai tartari che premevano sulle loro terre di origine. E sono proprio i sassoni ad aver lasciato in Transilvania alcuni tra i centri abitati più suggestivi di tutta la regione.


PRIMA TAPPA: da Bucharest a Brașov
Atterrati a Bucharest (volo RyanAir da Bergamo) ritiriamo la macchina e proseguiamo subito in direzione nord verso Brașov. La strada è buona, ma essendo la direttrice principale che attraversa il paese è molto trafficata. Una nebbiolina grigia e gelida ci accompagna, più ci avviciniamo a Brașov e più si avvicinano anche le montagne coperte di boschi. La nostra prima notte dormiamo nel bungalow di un resort in mezzo al nulla, sulla riva di un piccolo laghetto. Il giorno dopo lo dedichiamo alla visita del centro di Brașov.


A Brașov la prima cosa che noti è la scritta in stile Hollywood che domina la città dal monte Tampa. Tra una facciata barocca color pastello, una guglia gotica e cubi sovietici ci si immerge nelle molte leggende della città. La prima riguarda Strada Sforii, larga appena 1,2m e una delle strade più strette d’Europa. Qui si dice che Vlad Tepes (che significa Vlad l’Impalatore, per rimarcare il suo piglio cruento), approfittando del poco spazio, rubò il primo bacio alla sua sposa.




La seconda leggenda riguarda invece Piața Sfatului, il cuore della città medioevale, e la fiaba del Pifferaio Magico dei fratelli Grimm: si dice che dopo che il pifferaio sparì ad Hamelin, in Sassonia, seguito da 130 bambini, ricomparve proprio qui in questa piazza. Probabile che questa leggenda ricordasse il trasferimento dei sassoni che – come dicevo all’inizio di questo articolo – si trasferirono in Transilvania per trovare protezione dagli invasori tartari. Trovo abbastanza suggestivo (o inquietante, se preferite) come la maggior parte delle leggende della Transilvania abbiano un retrogusto noire: anche la fiaba del pifferaio magico ha infatti diverse interpretazioni rispetto alla sparizione dei 130 bambini dalla città di Hamelin. Alcuni identificano il pifferaio con la figura della morte che in un frangente (per alcuni la peste, per altri l’annegamento, per altri un disastro naturale) portò via con sé i bambini della città di Hamelin.
Un’altra leggenda riguarda invece a statua bianca del bambino che si sporge dal tetto della Biserica Neagra (Chiesa Nera) e sembra stia per precipitare. Anche qui ci sono diverse versioni della storia che porta sempre e comunque alla morte del protagonista. La statua ricorderebbe infatti un bambino precipitato o spinto giù di proposito durante i lavori di costruzione della chiesa. Atre leggende raccontano di nobildonne sepolte vive e di un orso che fu trovato a passeggiare per la piazza, quest’ultima di sicuro vera!
Lasciata Brașov ci spostiamo a circa 30km per visitare l’attrazione turistica più famosa di tutta la Transilvania: il Castello di Bran, meglio noto come “il castello di Dracula”. Spero di non sconvolgere nessuno dicendo che Bram Stocker, autore del celebre romanzo Dracula, in realtà non ha mai messo piede in Transilvania. Nel suo libro descrive villaggi tormentati dai vampiri e castelli arroccati nel folto dei boschi dei Carpazi. In base alle descrizioni del libro, la tradizione ha identificato il castello di Bran come quello più simile alla residenza del conte Dracula e Vlad III di Valacchia come il personaggio storico che ha ispirato uno dei personaggi gotici (o forse IL personaggio gotico) più famoso al mondo. Oggi il castello è una residenza museo della famiglia reale romena. Da notare che oggi la Romania è una repubblica semipresidenziale (con un capo di governo, il primo ministro, e un capo di Stato, il presidente).


Superate le vie sotto al castello con un mercato di cianfrusaglie a tema vampiresco, ci si arrampica sulla rocca del castello che è invece molto bello. Mi aspettavo degli interni a tema draculeo, in realtà il castello è molto ben tenuto e arredato come una residenza d’epoca. Solo l’ultimo piano ospita una piccola esposizione che illustra le creature notturne leggendarie della transilvania, con tanto di aglio sulle porte. Affacciandosi dalle torri e finestre e guardando ai boschi scuri che lo circondano viene in effetti molto facile considerarlo il luogo ideale per ambientare un romanzo gotico di vampiri e altre creature notturne.




In zona si può anche visitare la fortezza di Râșnov, che noi abbiamo visto solo dalla strada perché era in restauro.
SECONDA TAPPA: da Brașov a Sighișoara
Lasciata Brașov e procedendo verso nord entriamo nell’area dove l’eredità sassone è più forte. Lungo la strada per Sighișoara ci fermiamo a visitare Viscri, un autentico villaggio sassone che ha conservato molto del suo antico fascino medioevale. Tra strade sterrate, casette colorate, gruppi di oche al pascolo e carretti trainati dai cavalli: la visita di Viscri è forse una delle esperienze più affascinanti che potrete fare in Transilvania. Lasciamo la macchina al lato di quella che sembra essere la strada (sterrata) principale del villaggio e ci addentriamo su per le strade acciottolate fino a raggiungere la chiesa fortificata (che al nostro arrivo è chiusa).


Ci godiamo la luce rosa del tramonto girando intorno alla chiesa bianca che sembra un piccolo castello, siamo gli unici visitatori tra boschi silenziosi e le lapidi del cimitero. Sono abbastanza certa che, forse con meno fascino gotico, ma qui l’estate deve essere uno spettacolo di un certo livello, con un numero maggiore di turisti e i ristoranti e i caffè aperti, molte delle casette tradizionali sono guesthouse dove è possibile pernottare. Entriamo nell’unico bar che troviamo aperto, siamo gli unici visitatori. Sul bancone troneggia una fotografia del Principe (oggi Re) Carlo d’Inghilterra: anche lui possiede una casa proprio qui.




Lasciata Viscri e le casette colorate tiriamo dritti verso Sighișoara dove arriviamo col buio. Usciamo per cena e troviamo un ristorante che ci piace molto, Casa Joseph Haydn – Wine & Cuisine dove fermarci per cena. Facciamo un veloce giro serale per il centro della città, quella dentro le mura fortificate che racchiudono la città medievale dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Ritorniamo qui la mattina dopo con la luce del sole. Tra le casette color pastello dei ricchi mercanti della città si trova anche la casa natale di Vlad Țepeș, Vlad l’Impalatore, il voivoda di Valacchia, e cioè sempre lui: il conte Dracula.

La sua casa oggi è un ristorante, a pagamento è possibile visitare la sua stanza. Noi non siamo entrati, ma la guida diceva di prepararsi ad un piccolo spavento, siete avvisati. A pochi passi dalla casa potrete trovarvi faccia a faccia con il faccione baffuto dell’impalatore al lato sinistro della chiesa luterana su Piața Muzeului. Ma l’edificio sicuramente imperdibile della città è la Torre dell’Orologio, con il tetto rivestito di tegole multicolore e il bellissimo panorama sulla città.





TERZA TAPPA: da Sighișoara a Bucharest
Lasciata Sighișoara procediamo verso Sibiu e lungo la strada ci fermiamo a visitare un altro villaggio sassone medioevale, Biertan. Se Viscri ha un aspetto, diciamo così, campagnolo, Biertan sembra più una piccola cittadina tra i boschi persa nel tempo. Anche qui c’è una chiesa fortificata che riusciamo a visitare e merita effettivamente una sosta, essendo la più grande e imponente delle chiese fortificate della Transilvania.


Le chiese fortificate servivano a raccogliere al loro interno i cittadini per proteggerli dai ripetuti attacchi dei turchi. In questo luogo, che definirei gentilmente come recondito, si trova anche l’oggetto che si aggiudicò il primo premio all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900! Lo trovate nella porta della sacrestia e si tratta della chiusura formata da un ingranaggio di 19 serrature in un unico meccanismo, una vera meraviglia di ingegneria.



All’interno delle mura della chiesa c’è un piccolo bastione con un solo letto e una sola serie di posate: pare che qui venissero rinchiuse per due settimane le coppie che volevano divorziare per fare un ultimo tentativo per riconciliarsi. Pare che il sistema funzionasse piuttosto bene perché in tre secoli solo una coppia ha poi chiesto il divorzio!
FUN FACT
Sibiu è una città raffinata e elegante, ricca di caffè e edifici art nouveau. La cosa che colpisce di più è senza dubbio l’architettura particolare dei palazzi del centro, con i lucernari sui tetti che sembrano tanti piccoli occhi e conferiscono alle case un aspetto simpatico. Probabilmente Sibiu avrebbe meritato un giorno intero, noi per il tempo che abbiamo avuto ci siamo limitati a passeggiare e curiosare per la città, infilandoci al Cafe Wien per una cioccolata calda e uno spuntino. Nel tardo pomeriggio siamo ripartiti alla volta di Bucharest, abbiamo trovato moltissimo traffico quindi siamo arrivati in hotel ben oltre l’ora di cena.







QUARTA TAPPA: Bucharest
Ultimo giorno in Romania prima di riprendere il volo di ritorno, ed eccoci tornati all’inizio di questo (lungo) articolo, con me che spengo le candeline a Piața Revoluției. Con una sola giornata a disposizione, è difficile fare un resoconto di una capitale, per di più una capitale che è nel bel mezzo di un importante momento di trasformazione. Nel centro cittadino sono sopravvissute a bombardamenti Alleati e terremoti gli edifici che ricordano il periodo di massimo splendore della città, quando negli anni ’30 del Novecento la città era nota in Europa come la “piccola Parigi dell’est”.
Durante i 25 anni di dittatura megalomane di Nicolae Ceaușescu e sua moglie Elena, oltre ad essere proibita la libertà politica, di pensiero e parola e un governo basato su un clima di psicosi e terrore, venne portato avanti un programma agghiacciante a favore delle nascite, con il fine di aumentare la popolazione. Il feto era dichiarato proprietà della società e fu istituita la “polizia mestruale” che esaminava le donne con meno di 45 anni sul posto di lavoro per cogliere eventuali segni di gravidanza. Aumentarono le nascite ma anche la fame e il tasso di mortalità infantile che schizzò alle stelle. Chi riusciva a fuggire lasciava dietro di sé una schiera di orfani affamati, molti con gravi problemi di sviluppo.
Il programma di risanamento avviato negli anni ’80 dal dittatore Nicolae Ceaușescu non ha fatto che accentuare la cancellazione dell’illustre passato della città. Ma la città oggi è in fermento, molti palazzi sono in restauro o sono stati già restaurati e tra grovigli di cavi elettrici, edifici eleganti del secolo scorso, cubi comunisti e buchi di proiettili lasciati sulle facciate dalla Rivoluzione anticomunista del 1989, la città è un mix interessante.
Se avete solo un giorno a disposizione consiglio, oltre che di girare naso all’insù per tutto il centro cittadino, consiglio di vedere e se possibile visitare:
- la chiesa ortodossa Sighișoara, in rumeno Biserica Stavropoleos, piccola e incantevole, quasi fuori luogo a poca distanza dalle vie di locali notturni
- il Palazzo del Parlamento (si possono visitare gli interni solo con visita guidata da prenotare in anticipo), il lascito architettonico più tristemente noto del dittatore Ceaușescu. Tuttora incompiuto questo palazzo amministrativo è secondo al mondo per estensione solo al Pentagono (pronto? Ufficio megalomani?). Con più di 3000 stanze oggi l’edificio è sede del parlamento e degli uffici associati ma è in gran parte inutilizzato.
- Ex residenza di Ceaușescu (prenotazione qui) era la residenza principale del dittatore e sua moglie, dove vissero fino alla Rivoluzione del 1989. Gli interni sono un mix tanto fantasioso quanto allucinante, con riproduzioni di arredi che vanno dallo stile Luigi XIV all’art déco.







La Romania è stata una bella scoperta. Nonostante i pochi giorni con questo itinerario sono riuscita a farmi un’idea di questo affascinante paese dell’Europa dell’est, ricco di storia e soprattutto di leggende. Mi piacerebbe tornarci in estate, anche se l’atmosfera invernale nei fitti boschi dei Carpazi corrisponde meglio all’idea di Transilvania che popola il nostro immaginario. Se vi piacciono i contrasti, il vecchio e il moderno che si mescolano, antiche leggende, caffè eleganti, villaggi silenziosi e quasi inesplorati, allora la Romania fa per voi.