[leggi qui la prima parte del diario]
Dal diario del viaggio a Mauritius, gennaio 2011:
“Ma il bello arriva il terzo giorno. Compreso verificato e dimostrato che se vogliamo arrivare da qualche parte abbiamo bisogno di un mezzo proprio adeguato, prendiamo una macchina in affitto e partiamo con le migliori intenzioni verso una giornata intera di mare, che poi altrimenti torniamo bianchicci e vai a spiegare alla gente che a Mauritius sei andato in giro per musei! Ormai la strada fino a Roches Noires la conosciamo bene, e da lì puntiamo dritti verso Trou d’Eau Douce, punto di partenza per imbarcarsi e raggiungere l’île aux Cerfs. Non so come mai, ma noi finiamo nella barchetta più lenta con il più vecchio di tutti alla guida…ma fa nulla, perché una volta superati e sballonzolati dagli altri motoscafi procediamo tranquillamente verso l’isola.
E lì abbiamo la visione: Le Touessrok Resort. Qualunque cosa io abbia mai detto sui resort non si riferisce e non riguarda minimamente Le Touessrok. Imperialmente ma discretamente accomodato sul mare, vi chiamerà a sé come le sirene con Ulisse. Mentre il nostro catorcio nautico procedeva costeggiando questa meraviglia architettonica trasudante chicosità, noi non potevamo far altro che contemplarlo in silenzio, sognando accappatoi morbidi, libagioni prelibate, pavimenti puliti, lenzuola lisce e sinuose.
Svoltato un’ansa, Le Toussrok svanisce come per magia camuffato nella vegetazione, inghiottito dalla rotondità dell’isola, portandosi via sogni e capricci di ricchezza ma restando ottimisticamente inciso nel capitolo: “un giorno anche io”.
Lo sbarco all’Isola dei Cervi ha le caratteristiche di una – meritata – riconquista dell’Eden: acqua turchese, piccole lagune da percorrere su ponticelli di sabbia e acqua trasparente, una utilissima pineta fornisce ombra per calmare i bollori. Camminando un po’ ci si allontana dalla folla e si può stare tranquilli a contemplare l’oceano e… macchinare soluzioni concrete per diventare cittadini permanenti e residenti de Le Toussrok!

Noi che fino a quel momento non avevamo idea dell’esistenza di tale deliziosa sistemazione ci siamo interrogati più volte su quale potesse essere il costo di una notte di paradiso, senza chiaramente riuscire ad arrivare alla tragicità dell’orrenda e bruciante realtà verificata poi sul sito… Il tutto consumando il seguente pranzo: baguette e formaggino.



Al ritorno la nostra affezionata carriola marina ci aspettava puntuale con il nostro Caronte millenario ai posti di comando.
Ed eccolo sempre lì, Lui, Le Toussrok bagnato da acque celesti e illuminato dalla luce del tardo pomeriggio…

Ormai muniti di macchina, ci proponiamo di visitare il sud fino alla penisola di Le Morne Brabant come ottimistica meta finale. Lungo la strada facciamo una deviazione nuovamente per Pamplemousses per visitare L’Adventure du sucre (ne ho già parlato qui!). Cos’è? È un vecchio zuccherificio allestito e trasformato in museo dello zucchero e della storia dell’isola. Qualora non lo sappiate, vi informo che Mauritius è ricoperta di canna da zucchero e che la produzione dello stesso è inseparabilmente legata alla storia dell’isola. Per primi ci arrivano i malesi e gli arabi, poi i portoghesi, ma l’isola rimane disabitata fino all’arrivo degli Olandesi (1598) che le lasciano il nome odierno ed estinguono definitivamente il povero Dodo “inetto al volo” (e consegnato all’eternità grazie a Pomellato). Poi, è la volta dei francesi che lasciano in eredità lingua e baguettes (bravissimi!) nel ‘700 e tentano invano di cambiarne il nome per lasciare poi posto agli inglesi un secolo dopo.

L’isola è emersa dal suo passato coloniale con una popolazione varia proveniente da Africa, India e Asia, un pot-pourri di religioni (induista, cristiana, musulmana), un interessante pastrocchio linguistico e un menu eclettico affogato in salsa creola. Assolutamente interessante e affascinante.

Con la glicemia bella alta dopo l‘Adventure du sucre, eravamo pronti ad affrontare la seconda parte della giornata. Miseramente fallita: dopo una bella coda in “tangenziale” a Port Louis arriviamo a Tamarin, ci fermiamo per un pranzo sulla spiaggia e inizia a piovere. Ripartiamo verso sud e la pioggia diventa un temporale, poi una doccia, poi un fiume in piena in sezione verticale. Siamo costretti a fare dietro-front e Tamarin a ovest e Trou d’Eau Douce a est rimarranno i punti più a sud che siamo riusciti a raggiungere.

Nota meteorologica: il nord e l’est dell’isola hanno generalmente un clima poco piovoso e poco nuvoloso. Il centro delle montagne e dell’altipiano e il sud invece, che noi abbiamo amichevolmente ribattezzato “Mordor”, sono spesso avvolti da minacciose nubi scure.



Abbiamo deciso di trascorrere gli ultimi due giorni nelle spiagge che più ci erano piaciute: uno a Palmar, spiaggia bellissima e quasi deserta vista dalla macchina sulla strada per Trou d’Eau Douce, e uno alla “nostra villa” di Trou aux Biches.”
L’isola di Mauritius si trova nell’Oceano Indiano e geograficamente fa parte del continente africano. Storicamente è stata colonia olandese, francese e britannica; oggi il paese è una repubblica facente parte del Commonwealth.
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