Diario di viaggio: nella valle del Draa, Marocco

[dal diario del viaggio in Marocco]

“Scrivo dal solito internet point in una stradina-cunicolo della Medina. Sto cercando di riordinare le idee per raccontare questi giorni appena trascorsi. Siamo tornate a Marrakech oggi pomeriggio dopo 4 giorni di tour meravigliosi. Eravamo un po’ preoccupate, due ragazze sole nel deserto accompagnate da due uomini…Invece la guida e il nostro autista si sono rivelate due persone piacevolissime, preparatissimi e vogliosi di condividere con noi la loro cultura e le bellezze del loro paese.

Montagne dell'Atlante
Montagne dell’Atlante

Abbiamo lasciato Marrakech domenica mattina e abbiamo attraversato le montagne dell’Atlante, disseminate di piccoli villaggi di pietra e fango, dove le persone si spostano ancora sul dorso degli asini. Sulle montagne c’era ancora tantissima neve, perché quest’anno è stato molto freddo anche qui (poi dei tre giorni di pioggia nel deserto ne parliamo dopo).

Abbiamo pranzato in una antichissima e fascinosa kasbah (mangiando benissimo) e poi abbiamo proseguito per Ouarzazate dove abbiamo fatto tappa all’agenzia Desert Dream per fare conoscenza col mitico Allal, con cui io avevo scambiato tutte le email per organizzare il viaggio.

Una antica kasbah
Una antica kasbah

Abbiamo continuato la nostra discesa verso il Sahara, e i villaggi da color rosso fango sono diventati giallo ocra come tanti castelli di sabbia in mezzo ai palmeti (ottima la merenda a base di datteri acquistati lungo la strada) per arrivare a Zagora nel pomeriggio, in tempo per indossare un turbante e saltare sul dromedario: almeno il turbante l’avrei volentieri evitato, perché aveva un inconfondibile odore di dromedario sudato. Ma come si fa a dire di no?

oasi lungo la Valle del Draa
oasi lungo la Valle del Draa
oasi lungo la Valle del Draa
oasi lungo la Valle del Draa

Pensavamo che Khalid (la nostra guida) venisse con noi, invece ci consegna nelle mani di un berbero di 2000 anni che ci carica sui due dromedari e parte per le dune. Abbiamo camminato per due ore nel pieno deserto al buio, guidate da un vecchietto che puntava sicuro (lui) verso il nulla. Qualche dubbio ci è venuto, lo ammetto.

Ad attenderci al campo nelle Nakhla Dunes, una cena da mille e una notte. Comunque dalla prima notte nel deserto ci é stato chiaro che le stelle non le avremo viste: pioggia (con tanto di temporale di 6 ore notturno), nuvole e luna piena. Noi dormivamo in una bella tenda nomade tutta per noi: ça, c’est pour les gazzelle! ha sentenziato il vecchio di 2000 anni indicandoci la nostra tenda per la notte).

alba nuvolosa sulle Dunes de Nakhla
le nostre tende e l’alba nuvolosa sulle Dunes de Nakhla

La mattina dopo lasciamo il nostro bivacco tendato e ripartiamo direzione sud est verso M’hamid, la fine della strada e l’inizio del deserto, quello vero (tanto, tranquilli, che abbiamo trovato la pioggia anche lì…).

M'hamid, la fine della strada asfaltata
M’hamid, la fine della strada asfaltata

Lungo la strada per M’hamid ci siamo fermati a visitare il villaggio di Tamgroute, famoso per la produzione di ceramiche. Qui la gente vive praticamente sotto terra, una forma di aria condizionata a costo zero, e il ragazzo che ci ha fatto da guida ci ha spiegato che il villaggio è abitato dai discendenti degli schiavi deportati da Timbouctou (ad un certo punto, in un cunicolo dove noi a stento riuscivamo a evitare i muri tanto era buio, il tipo ci fa “io abito qui, avec ma gazzelle.” E lì ti cade letteralmente la mascella).

Tamgroute
Tamgroute

Abbiamo raggiunto il secondo accampamento nel deserto sulle dune di Erg Chegaga nel pomeriggio e siamo partite a scalare le dune. Il deserto è un’esperienza incredibile come è incredibile scoprire che anche il silenzio, ha un suono, quasi un sibilo direi. La serata nel bivacco passa chiacchierando e raccontando indovinelli sotto il cielo del deserto.

Sahara, Dunes de Chegaga
Sahara, Dunes de Chegaga
Sahara, Dunes de Chegaga, il nostro campo
Sahara, Dunes de Chegaga, il nostro campo
Sahara, Dunes de Chegaga
Sahara, Dunes de Chegaga

Il terzo giorno partiamo per 90 Km di pista fuori strada, tra sabbia dorata, ciuffi verdi d’erba (sì, posso testimoniare che ogni tanto piove anche nel deserto!) e dromedari al pascolo, attraversando un deserto sempre diverso, passando per il Lac Iriqui e proseguendo verso Foum Zguid.

Sahara, dromedari al pascolo
Sahara, dromedari al pascolo

A Foum Zguid pranziamo in un posto che sembrava (o era..) il salotto di qualcuno, guardando alla tv una telenovela egiziana in arabo con la nostra guida Khalid che ci faceva la traduzione simultanea (non siamo volute andare via prima di vedere la fine della puntata). Torniamo a Ouarzazate e dopo 3 giorni di lavaggi con salviette umidificate e finalmente dormiamo in un hotel vero e riusciamo a fare una doccia (i capelli erano ormai diventati rigidi tipo le ceramiche di Tamgroute!!).

Ultimo giorno, ci avviamo di nuovo verso Marrakech, con sosta per la visita a Ait Ben Haddou [che meriterà un post], famosa per essere stata il set cinematografico dei film Lawrence d’Arabia, Gesu’ di Nazareth, il gladiatore…e altri film desertici del genere.

Kasbah d’Ait Ben Haddou
Kasbah d’Ait Ben Haddou

Ed ecco il gran finale: visto che qui nel deserto ultimamente sembra non faccia altro che piovere, il fiume si è trasformato in un torrente fangoso in piena. E’ stato necessario arrotolarsi i pantaloni, mettersi in groppa le scarpe e lanciarsi al guado. Solitamente, in questi rarissimi casi di “piena”, centinaia o migliaia di asini sono al servizio delle persone che devono attraversare il fiume. Questa mattina: sciopero degli asini, manco uno ad aspettarci.

Kasbah d’Ait Ben Haddou: il fiume gelato in piena!
Kasbah d’Ait Ben Haddou: attraversamento del fiume gelato in piena!

Il tutto sarebbe stato anche divertente se non fosse che l’acqua era praticamente gelata…non finiva più! Poi, entrate ormai nella parte, abbiamo continuato a camminare scalze fino alla macchina. La cosa assurda è che poi facciamo la doccia con le ciabatte…

Attraversiamo al contrario le montagne dell’Atlante ed eccoci tornati a Marrakech.”

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La valle del Draa è un paesaggio meraviglioso e sorprendente. Qui le antiche città-stato fortificate – ksour – sembrano sospese nel tempo, con le loro mura dorate circondate da palmeti. Il fiume Draa è il più grande del Marocco, questa zona porta ancora visibili i segni di una civiltà millenaria.

Per altri articoli sul Marocco, qui.

4 pensieri riguardo “Diario di viaggio: nella valle del Draa, Marocco

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