Non so perché, ma mie ero fatta l’idea che Trinidad fosse una piccola Cienfuegos. Invece è completamente diversa.
Mentre ci destreggiavamo con la macchina tra le strette strade di ciottoli alla ricerca della nostra casa particular in Via Independencia Nueva un Jintero per niente simpatico si aggrappa al mio finestrino cercando di darmi a tutti i costi le sue raccomandazioni per trovare alloggio. Lo schiviamo, cercando di essere gentili, e proseguiamo la nostra ricerca. Le case basse e colorate sono una attaccata all’altra, ai bordi di una strada inclinata con al centro un canale di scolo. Arriviamo alla nostra casa, la più semplice di tutto il viaggio, ma siamo accolti da una delle famiglie più ospitali e sorridenti: Orlando fa amicizia all’istante e salta subito in braccio ad uno dei componenti della famiglia. Sullo stretto marciapiede gli abitanti di Trinidad si godono il fresco della sera, bambini vanno e vengono da una casa all’altra: quella dove siamo non è la zona più turistica, qui le case non sono pittate e tirate a lucido, questa è la Trinidad più vera.
Trinidad è un piccolo gioiello storico dell’epoca coloniale, quando qui intorno c’erano le piantagioni da zucchero e il sistema schiavista regnava sovrano. Abbiamo poco tempo da dedicarle, purtroppo, perciò sistemiamo velocemente i nostri bagagli e andiamo subito a farci un giro. Il modo migliore per visitare Trinidad è quello di girare a caso, tanto state sicuri che arriverete in un modo o nell’altro a Plaza Mayor.
Ci fermiamo un po’ qui sulla piazza a riposare e godere dei colori e della luce del tardo pomeriggio, Orlando gioca con la sua macchinina e corre come un pazzo.

Ci spostiamo di poco attratti dalla musica: e infatti siamo alla scalinata di fronte alla Casa de la Músíca, dove si balla e si beve mojito e dove tutti i turisti di Cuba sembrano essersi dati appuntamento.

Si avvicina l’ora di cena e decidiamo di cercare un paladar. A Trinidad i paladar sono roba seria, ce ne sono di bellissimi e sono quasi sempre tutti pieni. Fortunatamente noi, viaggiando con un bambino, ci muoviamo sempre per tempo, perché il rischio qui è di fare lunghe attese per aspettare un tavolo…E provate a spiegare voi a un duenne affamato che deve aspettare per mangiare!


Ceniamo sotto i rami di un grande albero in un cortile interno. Tornando a casa dopo cena facciamo ancora un giro: è difficile non volerle vedere tutte queste stradine, è difficile salutare Trinidad così presto. Dalle immancabili inferriate alle grandi finestre si scorge e si spia la vita cubana all’interno delle abitazioni, dove le sedie dondolano lente illuminate dallo schermo di una tv.


Trinidad è inclusa in qualsiasi tour cubano che si rispetti: è una tappa imperdibile di un viaggio nella Ilha Grande. Nonostante sia diventata parecchio turistica, Trinidad conserva il suo fascino d’altri tempi: allontanatevi dalle vie più battute per respirare la vera Cuba. Con una scelta di paladar ricchissima e con la possibilità di fare escursioni nei dintorni, non c’è da annoiarsi. Se avete tempo a sufficienza pianificate di stare a Trinidad almeno 3 giorni.
5 pensieri riguardo “Gli imperdibili: Trinidad, Cuba”